“Una volta Alberto Arbasino, che di queste cose se ne intende molto, ha scritto che il genio per lo più scaturisce dal perfetto abbinamento tra la sistematica capacità catalogatoria che ordina e classifica e l’estro più libero che divaga negli spazi della creatività.
E’ esattamente l’impressione che si ricava di fronte alla carriera di artista figurativo di Paolo Camiz, fisico, musicista, studioso della fotografia stereoscopica, scultore. Ma la cosa singolare in lui non è tanto in questa poliedricità. Infatti non è uno che vive con pari intensità esperienze diverse (è proprio così, ma non è forse il punto centrale) ma uno che sembra vivere le sue tante personalità sempre tutte insieme. Lo scrupolo esemplare con cui costruisce le sue forme da materiali riciclati che, secondo lui, gli lanciano la sfida a farsi rimettere insieme nelle maniere più inusitate, è pari al profluvio continuo di invenzioni, di immagini e situazioni che generano armonia, bellezza, arguzie a non finire, cospicue dosi di saggezza, equilibrio morale e intellettuale nonché divertimento puro dove lo scherzo e la riflessione stanno in equilibrio facile e elegante.
E’ molto spiritoso Paolo Camiz e molto serio e sapiente. E’ sostanzialmente, un narratore. Tutte le sue opere sono storie in un’unica battuta come faceva Achille Campanile, il grande scrittore, ai suoi bei tempi.
Tutto nelle immagini di Paolo è racconto ma è nel contempo una poesia, naturalmente di due frasi quasi volesse emulare un Ungaretti dalla parabola monumentale ma senza mai la tentazione di creare il monumento.
Il monumento, in verità, c’è ed è l’insieme del suo lavoro che prosegue da molti anni inarrestabile e costantemente felice. E sono continue le cannonate sparate da questa mente agile e profonda, supportata dalla mano infallibile dello scienziato, come la Torre di Babele del 2013 e il prodigioso Accordatore del 2013”.
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